Segniamo il passo…

 

Con l’arrivo della stagione estiva sembra che tutto cessi. In effetti le attività pastorali di una comunità si dimezzano. Alcune concludono definitivamente, come i percorsi di accompagnamento ai sacramenti dell’Eucaristia e della Confermazione, altre prendono la dovuta pausa, per esempio la formazione permanente ai ministri straordinari della comunione, o l’itinerario per le famiglie, altre, invece si trasformano, così le attività oratoriali invernali diventano campi scuola, aperti, magari, a gruppi provenienti da altre comunità.

      L’estate sembra, allora, quel momento di inutilità e, per chi è immerso nel “fare quotidiano“, il periodo di quiete illogica, che per le nostre giornate calde, diviene quasi insopportabile. In realtà questo momento di apparente “inattività” ha la sua logicità, la sua utilità, il suo “dirsi” nella storia di amicizia che Dio intesse con ogni uomo.

È il tempo dell’uomo, che ha la sua origine nella decisione di svelarsi del Dio che si fa presente, che si fa conoscere, che china e si manifesta forte negli istanti delle esistenze. Ogni tempo è, in definitiva, percorso e abitato dall’Esistenza di un Amore Familiare: Padre, Figlio e Spirito santo.

    «Tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo», così il Qoelet al capitolo 3, inizia la sua riflessione sui tempi dell’uomo. Tutta l’esistenza umana è indicata in quei 9 versetti, che sembrano portare irrimediabilmente alla morte, senza che l’uomo possa farci niente. Nascita e morte incorniciano l’elenco “vitale“. Al termine lo scrittore si chiede: «Che vantaggio ha chi si dà da fare con fatica?». La domanda non avrebbe altra risposta arrendendosi all’apparente inconcretezza della vita, se non fosse per la conclusione imprevista, agli occhi di molti, che lo scrittore da’:

               «Ho considerato l’occupazione che Dio ha dato agli uomini perché vi si affatichino. Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo; inoltre ha posto nel loro cuore la durata dei tempi, senza però che gli uomini possano trovare la ragione di ciò che Dio compie dal principio alla fine. Ho capito che per essi non c’è nulla di meglio che godere e procurarsi felicità durante la loro vita; e che un uomo mangi, beva e goda del suo lavoro, anche questo è dono di Dio. Riconosco che qualsiasi cosa Dio fa, dura per sempre; non c’è nulla da aggiungere, nulla da togliere.» (Qo 3,10-13)

    La vita dell’uomo è segnata dalla volontà divina. Sebbene sia “consueta” appare illogica e irrazionale. E siccome è Dio l’origine di tutto il tempo, che l’uomo ha come “dono” e l’uomo tende, per sua natura, alla felicità, non si può fare altro che godere di ogni cosa che la vita pone dinanzi: anche del riposo. Ogni attimo è dunque motivo per ringraziare il datore di vita che, pur non avendo meriti, continua a preoccuparsi della Sua creatura.

    Il riposo è, allora il momento della gratitudine, che si può esprimere in vari modi, ma il migliore è la preghiera che dice: grazie!

    Ringraziamo il Signore per le Sue meraviglie, che ogni istante compie nelle nostre vita e consideriamo questo momento “luogo della lode e del ringraziamento“.

                                                                                                 Buone Vacanze

30 giugno 2016, admin