Storia della Parrocchia

 

panorama castellamare di palermo

La fondazione della chiesa si fa risalire all’anno 700. La costruzione era situata di fronte al vecchio mulino San Filippo ed era originariamente magazzino per le derrate e ricovero per i contadini. Stemma famiglia VaccaroNell’edificio era compresa una piccola cappella fatta erigere da donna Giuseppa Vaccaro, allora proprietaria del terreno. Dobbiamo pensare la costruzione abbastanza lontana dalle mura della città e, per questo, strano il luogo della cappella, poiché tutti i riti religiosi si svolgevano entro le mura. E’ possibile che la chiesa venne ideata per la pietà religiosa di donna Giuseppa. Nel 1740, un tale don Antonio Brancaccio – esponente di una nobile famiglia di origine napoletana, il quale divenne governatore e amministratore generale della città di Monreale nel 1747 -, acquistò il terreno con le adiacenze dalla proprietaria e fece costruire la cappella. La chiesa fu intitolata a San Gaetano e Maria Santissima del Divino Amore. Da quel momento la chiesa ebbe svariate rifondazioni: l’8 maggio 1812: approvazione regia del patronato dei decurioni di Palermo sulla chiesa di Brancaccio; Il 31 ottobre 1812: donazione della chiesa al Senato palermitano; Il 5 agosto 1817: nascita della Congregazione di San Gaetano; Il 29 maggio 1822: elevazione a parrocchia. In ultima istanza, fu la stessa comunità di Brancaccio, la quale identificandosi con la chiesa, quando ancora il tempo era scandito dal calendario liturgico, a provvedere all’erezione definitiva: chi donava denaro, chi i vasi sacri per la liturgia, chi dipinti raffiguranti santi e patroni, chi statue e miniature. Nel 1846 il distretto di Brancaccio includeva oltre alla chiesa intitolata alla Madonna del Divino Amore e San Gaetano ben cinque chiese: Santissimo Salvatore in Musica d’Orfeo, Gesù e Maria detta della Sagra Lega presso Torrelunga e Cappello, Maria Immacolata in contrada Coglitore, Maria Santissima del Buonriposo a Buonriposo, San Giovanni dei Lebbrosi. Molti furono i sacerdoti che, succedendosi all’amministrazione e alla cura d’anime del territorio, si occuparono anche di consolidare la costruzione e le adiacenze, apportando anche notevoli miglioramenti artistici: questo è il caso dell’organo a canne, che ancora adesso può essere ammirato.

Uno tra i tanti sacerdoti fu don Leopoldo Villariso – di famiglia villarisonobile -, il quale fu uno dei più munifici conferendo all’aula liturgica quell’aspetto, che ancora oggi in linea di massima rimane inalterato. A lui si deve la presenza nella parrocchia del simulacro di marmo della madonna del Divino Amore, la presenza del bellissimo crocifisso in legno di cipresso a grandezza naturale di un certo Filippo Nicolino, il pulpito di legno acquistato nel 1870 e di molte altre opere ed arredamenti sacri. Nemmeno la morte lo fermò dall’essere generoso poiché aveva destinato un capitale per le nozze di giovani ragazze povere ed orfane della parrocchia. In ultima istanza, ad un anno dalla sua morte, aveva stipulato una polizza decennale con la quale assicurava tutti i beni mobili e immobili della sua parrocchia.